Boschi Vivi e Master Death Studies and the End of Life

Grazie a  Francesca Marchegiano Boschi Vivi viene citato nel suo articolo di tesi per il Master Death Studies and the End of Life Università degli Studi di Padova.

Francesca ha intrapreso degli studi, che in molti definirebbero particolari ma che noici sentiamo di dire siano indispensabile per la collettività. Death Studies and the End of Life è un master che si propone di sviluppare la capacità di affrontare i temi relativi alla morte in tutti i suoi aspetti, prendendo in considerazione le istanze emergenti in campo culturale, sociale e sanitario, con riferimento in particolare a quanto indicato dalla legge 38/2010 e alle più attuali discussioni intorno al fine vita.

L’articolo della sua tesi è intitolato – L’albero del dolore – affronta il tema della natura come spazio e supporto nei percorsi di elaborazione del lutto e mette in luce come parlare di lutto e di morte metta a fuoco l’importanza della vita e del riappropriarsi di tutte le  nostre emozioni .

Di seguito riportiamo gli stralci dell’ abstract e dell’  incipit di introduzione dell’articolo di Francesca, significativi per capire il suo lavoro e quello che ci ha restituito:

“La morte è un evento naturale, così come la vita. Eppure è diventata estranea al nostro sentire e dialogare tra vivi, e al contempo è diventata evento imprigionato dentro mura istituzionalizzate, come centri di cura, ospedali e, infine, cimiteri.

Tornare a dialogare con la morte significa anche riappropriarsi di quello che essa ci suggerisce con insistenza: il valore della vita, non solo degli esseri umani, ma anche di alberi, fiumi, animali.

Ristabilire un rapporto sano con la natura è possibile anche attraverso attività di Ecopsicologia, Forest-Therapy e Nature-Based Therapy, durante le quali persone con disagi psicofisici, dovuti anche ad esperienze di lutto, possono ritrovare la serenità.

Infine, progetti come l’italiano Boschi Vivi, possono permettere di ristabilire un legame profondo con la natura, grazie alla possibilità di deporre, ai piedi di un albero, le ceneri di un proprio caro defunto e di andarlo a trovare ottenendo il beneficio che un cammino nel bosco comporta.”

 “Il rapporto tra il dolore e la cura riparatrice della natura è sempre stato presente negli esseri umani e negli animali. C’è un conforto nell’attraversare un campo fiorito, nel calpestare il sentiero coperto di erba fresca, nell’attraversare l’ombra trafitta di luce del bosco.

Anche gli animali, quando provano un malessere oppure sentono la morte vicina, s’inoltrano in un luogo in natura dove sentono di trovare riparo, per guarire o per attraversare il confine tra la vita e la morte.

D’altro canto, la natura è anche il promemoria più evidente della nostra caducità e del fatto che il tempo scorre inesorabile, portando con sé la trasformazione di qualsiasi corpo, la sua parabola di crescita e di appassimento, il suo cadere e tornare con tutto quello che nel frattempo sta già rinascendo.

Lo psichiatra Walter R. Christie, sostiene che sperimentare il potere di vita-e-morte evidente in natura, ha reso la natura terrificante agli occhi degli uomini.

Per questo, gli uomini hanno eretto un muro illusorio, con cui hanno cercato di convincere se stessi di avere dominio sulla natura e, di conseguenza, il potere di dominare la morte (Clinebell, 1996).”

Siamo lieti di aver conosciuto Francesca e di essere stati parte di questo suo percorso e del suo scritto, per questo la ringraziamo di cuore!