2 NOVEMBRE LA FESTA DEI MORTI O DEI VIVI CHE RIFLETTONO SULLA MORTE ?
Come da ricorrenza, all’inizio di novembre, in tutto il mondo si celebrano i defunti. Le tradizioni sono molteplici e tutte basate sull’accoglienza delle anime dei propri cari, feste e cibo in onore dei defunti. In un modo o in un altro in questi giorni cerchiamo di stabilire un contatto con chi non è più tra noi e anche di riflettere sulla morte.
Ognuno di noi per natura, ha i propri tempi di elaborazione del lutto, di domande che si scaturiscono alla perdita di qualcuno come ad esempio quelle relative al da farsi: “Come avrebbe voluto davvero essere ricordato?”, “Avrò fatto tutto quello che era necessario?” ,”Avrò avvisato tutti i suoi conoscenti?”…e poi in una seconda fase quando si inizia anche a riflettere su di sé ci si pongono altre domande: “Io cosa vorrei che venisse fatto alla mia morte?”, “Che rito vorrei, come sarà il mio funerale?”, “Vorrei essere cremato e disperso?” ” Vorrei stare nello stesso cimitero dove sono i miei parenti?” ” A chi lascerò le preocupazzioni e le incombenze che ho avvrontato io?”…
Il 2 novembre in particolare ci troviamo a riflettere sulla morte, sulla morte di una persona a noi cara e sulla nostra morte. Sentimenti arcaici che accomunano tutti noi, perché la morte così come la vita sono per noi sostanzialmente dei misteri da scoprire intimamente.
I pensieri e le domande corrono, e più si susseguono più diventano lucide, si perde quel timore nei confronti della morte e la si inizia quasi a razionalizzare. Poi si pensa all’oggi, al presente e si riflette ancora sulla morte.
In questo anno molto particolare forse si riesce a riflettere sulla morte non solo intimamente, a livello personale ma anche a livello di comunità, in modo più ampio.
Dall’inizio di questo 2020 a causa della pandemia che ha investito tutti noi, ci rendiamo conto che molte persone hanno perso dei cari senza potergli stare accanto e senza poter celebrare un rito funebre in loro memoria. Molti si sono trovati a dover affrontare la separazione dai propri affetti in modo emotivamente difficile proprio per la mancanza di un’ultima parola, di un mancato sguardo, di un mancato verificare di persona che la persona cara li stava lasciando.
Forse questo 2 novembre sarebbe occasione non solo per ricordare i propri morti ma anche per celebrare, anche nel proprio intimo, tutti coloro che non hanno potuto dare l’ultimo sguardo, dire un’ultima parola e che se ne sono andati da soli senza persone care a vegliare su di loro.
E in questa riflessione un pensiero corre anche a tutte quelle persone che se ne vanno sole perchè non hanno parenti e per le quali quasi sempre mai nessuno si fa carico di dare un degno rito e una degna sepoltura e se ne vanno senza quasi lasciare traccia.
I morti, tutti, anche quelli a noi non vicini, ci appartengono perché hanno il potere di farci comprendere noi stessi e ciò che ci sta attorno e realizziamo che neanche la morte è in grado di scalfire i legami che creiamo nel corso della nostra vita.
“La morte non esiste figlia mia. La gente muore solo quando viene dimenticata”
Mi spiegò mia madre prima di andarsene.
“Se saprai ricordarmi, sarò sempre con te”
Isabel Allende